martedì 16 agosto 2011

LAMPEDUSA: ANCORA EMERGENZA



Tra il 13 ed il 14 sono sbarcate a Lampedusa più di 2000 persone.
C'é stato uno sbarco la mattina di circa 320 persone, uno il pomeriggio con circa 400 migranti a bordo...quando li abbiamo visti entrare in porto, tra sorrisi, braccia alzate, pugni chiusi e dita alzate in segno di vittoria ci sembravano pochi, avrei detto un centinaio...poi al molo lo sbarco è andato avanti almeno un'ora abbondante, con persone che continuavano a scendere, probabilmente moltissimi di loro erano pigiati in una qualche tipologia di stiva...
Nella notte sono arrivate altre 2 imbarcazioni per un totale di 223 persone ed una la mattina alle 7 con 227 migranti a bordo.
Nei primi due sbarchi a cui ho assistito ho potuto constatare che si tratta ancora per lo più di subsahariani provenienti dalle coste libiche, d cui moltissimi giovani e giovanissimi maschi. La guardia costiera ci informa che una di quelle imbarcazioni é stata accompagnata verso Lampedusa già da poche miglia dalla costa libica. Ci conferma inoltre che le carrette che restano vuote in seguito ad operazioni di trasbordo operate in mare vengono lasciate alla deriva destinate ad affondare dopo qualche ora.
Sempre il giorno 14 sono state imbarcate sulla MOBY circa 1300 persone dirette a Catania, verso il centro di Mineo, e poi in Puglia, alcuni si fermeranno a Manduria, altri vanno in Molise.
Il 15 agosto è partita anche la Grimaldi Lines con a bordo altre 450 persone. Farà tappa a Cagliari e a Genova.
Si tratta prevalentemente di passeggeri subsahariani. I tunisini e tanti altri minori restano ancor nei centri dell'isola. Nel frattempo approda sullo stesso molo un’imbarcazione con 280 passeggeri
Il 16 ed il 17 si susseguono 2 sbarchi per un totale di più o meno 600 persone.
I centri sono ancora al collasso con pressoché 2000 persone buttate in ogni dove.


È di nuovo emergenza a Lampedusa, così dicono i telegiornali nazionali da qualche giorno.
È vero...l'emergenza c'é, ma è un'emergenza umanitaria.
I centri dovrebbero essere predisposti per “accogliere” non più di un migliaio di persone,ma da giorni vi dimorano una media quotidiana di 2000 persone.
Pare che nei centri i materassini di gommapiuma in cui dormono i migranti siano sparsi ovunque, il sudicio la faccia da padrone, le condizioni igieniche assolutamente degradanti e rischiose, la promiscuità ed il delirio organizzativo generalizzati.
Eppure ancora una volta si parla di emergenza a Lampedusa come se vi fosse un'invasione di barbari.
Sull'isola tornano a scaldarsi gli animi degli abitanti, che vivono di un turismo notevolmente ridotto rispetto agli anni passati, e l'indignazione nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa diviene indelebile. Si cerca di convincere amici, parenti e conoscenti che non è vero, che a Lampedusa non c'é niente, i migranti non ci sono, o meglio non si vedono! Non sono per strada, non galleggiano inermi nelle calette e tra gli scogli, arrivano al molo e sono immediatamente trasportati tra le recinzioni, in luoghi inaccessibili ai più, laddove restano invisibili finché non vengono trasferiti tramite pullman e furgoni verso le navi che li condurranno ancora più lontano.
Eppure la retorica dell'emergenza vince ancora.
Ancora una volta la strumentalizzazione di un dramma umanitario creato ad arte serve alla politica nazionale per agitare lo spauracchio del nemico comune, quello che aggrega, che convoglia voti, che offusca la comprensione delle reali cause che generano i crescenti squilibri economici, che distoglie l’attenzione dalle scelte dettate da interessi politici ed economici, che vengono prese in luoghi sempre più inaccessibili e tramite meccanismi incontrollabili ai più e che continuano ad alimentare ingiustizia ed instabilità.
Allo stesso tempo a livello locale si consolida un’adesione progressiva ad una condizione surreale e disumana: un’enorme dispiegamento di forze dell’ordine che convive con le attività di tutti i giorni saturando lo spazio pubblico, la presenza di un apparato militare capace di convogliare migliaia di persone in illegittimi centri di detenzione forzata all’oscuro della stagione turistica, rassicurano e trovano una tacita giustificazione.
In fondo la memoria della vera emergenza vissuta tra febbraio ed aprile è ancora fresca, quella stessa emergenza che ha generato un’istintiva e diffusa solidarietà, che non ha lasciato margine di scelta di fronte ad insormontabili difficoltà comuni inducendo un’innegabile spirito di accoglienza, che ha provocato una generalizzata protesta contro il pianificato abbandono istituzionale, ma che ha portato con se anche tanta paura, fatica, difficoltà economiche ed un trauma collettivo forse ancora non del tutto digerito e superato.
Ancora una volta la regia dell'emergenza veicola efficacemente strategie politiche ed economiche e quando si diffonde la notizia di una qualche violazione eclatante avvenuta all’interno dei centri i lampedusani che di fatto decidono di radunarsi in segno di protesta di fronte alle reti metalliche si possono contare sulle dita delle mani.